lunedì 22 aprile 2013

Conto deposito: l'imposta di bollo che mangia il rendimento

Grazie alla sicurezza che rappresentano e ai tassi di interesse considerevoli, protetti fino ad una soglia massima di 100.000 euro dal Fondo Interbancario per la tutela depositi, il conto deposito si colloca, nella selva delle offerte bancarie, tra gli strumenti di investimentoche assicurano un ottimo guadagno. O almeno lo era fino a qualche tempo fa. Infatti la nuova imposta di Bollo che sembra impattare su tutti i conti dei risparmiatori, rischia di annullare i vantaggi economici che questo prodotto offre.
A seguire una analisi tratta dall'articolo conti deposito on line conti deposito on line

La nuova imposta di Bollo

Dall'inizio del 2013 è cominciata una vera e propria battaglia nei confronti dei conti deposito con un aumento mostruoso dell'imposta di bollo del cinquanta percento in più! Facendo un paragone con l'anno 2012, risulta chiarissimo il tentativo di rubare anche l'anima ai clienti che devono sostenere un aumento dallo 0.10% allo 0.15%, calcolato sull'ammontare del capitale presente nel conto. Ecco i cambiamenti principali:
  • Abolizione del tetto massimo (in precedenza era 1200 euro)
  • Importo minimo uguale a 34, 20 euro.
  • In pratica se avete investito meno di 22.800 euro in conti deposito ve lo pigliate in quel posto uguale.

Come funziona

Il prelievo dell'imposta non ha mancato di seminare il malcontento presso i titolari dei conti. La nuova misura, varata con il decreto fiscale approvato dal Governo il 24 febbraio 2012, stabilisce inoltre che l'imposta venga calcolata in maniera proporzionale alle comunicazioni periodiche relative ai prodotti finanziari. Nel caso di estratti conto inviati ad esempio trimestralmente nel corso dell’anno, l’imposta di bollo da pagare viene riferita al periodo rendicontato. Se esistono più rapporti (conto corrente, libretti di risparmio, conti deposito) intestati al medesimo soggetto, l’imposta viene applicato per ciascuno di essi. É prevista l'esenzione dall'applicazione dell'imposta solo quando il valore medio di giacenza non risulta maggiore di 5.000 euro (sommando depositi e libretti dello stesso intestatario). Sono esclusi dall'applicazione i rapporti che non risultano abbiano eseguito movimentazioni nel corso del periodo rendicontato.